Dal momento in cui ha avuto inizio la rivoluzione dei Social Media in Italia, si è verificata una seconda rivoluzione che ha avuto un impatto significativo sull’estetica dei canali. Prendendo come esempio Instagram, la presenza visiva di individui e marchi sulla piattaforma è stata costantemente in evoluzione fin dal giorno uno, attraverso: una marginalizzazione dal testo in favore delle immagini (filtri, gif e sticker annessi), l’utilizzo perennemente in crescita di video e il dominio delle storie per una condivisione dei contenuti in tempo reale (a cui poi si sono aggiunte le IG-live). Nel caso ve lo steste chiedendo, non ci siamo confuse nel chiamare questa rivoluzione ormai decennale di Instagram “estetica”. Trattandosi di un canale prevalentemente visivo, al variare dei contenuti, si è infatti rivoluzionata anche l’estetica della piattaforma. All’atto pratico questo cambiamento ha portato alla creazione di profili più autentici e meno patinati, sia da parte di grandi marchi che di individui con un alto numero di follower.

Ma cosa ha spinto questo cambiamento?

L’equazione è semplice: maggiore è il tempo che gli e le utenti trascorrono sulla piattaforma, maggiore è il profitto per Instagram. Al fine di rispondere alla necessità di massimizzare l’engagement del pubblico, il social network si è pertanto adattato negli anni alle sue preferenze, basandosi sul suo comportamento (che, oltre al tempo speso, è misurabile in interazioni). Ora, considerando che anche l’obiettivo di ogni utente dietro ad un profilo è quello di far passare al suo pubblico il maggior tempo possibile “davanti” ai contenuti, un ottimo modo per definire la propria strategia Instagram (contenutistica e visiva) è l’osservazione costante dei comportamenti della nostra community. Se dovessimo però aprire un profilo oggi e definire una direzione, o comunque indicare le costanti estetiche primarie(che poi saranno anche di contenuto), ad oggi sarebbero quattro:

  • Autenticità: gli e le utenti di Instagram vogliono sempre di più vedere dei contenuti fatti da persone reali, anziché da aziende. Questo (specifica dovuta) non significa che i profili dei brand non debbano essere pensati e curati in modo strategico e professionale, ma che le creatività utilizzate per raccontare il brand debbano farlo in modo empatico. La creazione di contenuti “fatti in casa” può infatti far percepire un marchio come più accessibile e genuino! Spoiler utile: anche un film-maker è in grado di supportarvi per la creazione di contenuti che sembrino home-made, e al netto di brutture spiacevoli!
  • Narrazione a 360°: Instagram è una piattaforma ideale per raccontare storie complete. I marchi hanno da tempo iniziato a condividere aspetti non strettamente legati ai loro prodotti, come dietro le quinte, cultura e storia dell’azienda, ma anche contenuti il cui tema non sia il brand, bensì i valori che questo supporta e sposa. Questi contenuti contribuiscono a creare una narrazione più ampia e a evitare che il canale diventi un semplice specchio del sito.
  • Dinamicità: indipendentemente dalla sezione utilizzata (storie, post in feed o reel), gli e le utenti apprezzano i brand che pongono loro domande, coinvolgendoli attivamente. Le funzionalità interattive di Instagram sono ad esempio un buon modo per coinvolgere gli utenti e farli interagire attraverso le storie, fino a poco tempo fa rarissimamente utilizzate da brand conosciuti con profili “istituzionali”.
  • Sano protagonismo: che siate di quellə che non vedono l’ora di mettersi davanti alla camera per parlare del proprio brand, o che siate terrorizzatə all’idea, è arrivato il momento di farvi vedere. Converrete con noi che un brand non può essere slegato dalla o dalle persone che lo creano. Per questo motivo gli e le utenti che seguono il vostro brand, sulla scia di quanto visto sopra, vorranno ascoltare anche voi. Ben vengano contenuti da parte di staff, brand ambassador, amici e collaboratori, ma rimanente voi l’elemento umano essenziale del vostro brand.

In questo panorama in continua evoluzione abbiamo imparato e stiamo tuttə imparando a navigare nelle acque mutevoli dei Social Media. Tuttavia, l’autenticità, la narrazione a 360°, la dinamicità e il sano protagonismo, seppur non etichettabili come definitivi, sono pilastri di una presenza vincente su Instagram, difficili da scardinare in tempi brevi. In primis, perché rispondono alla necessità umana di sentirsi parte di una comunità fatta di persone e non di cose.

Questa rivoluzione estetica ancora in atto ci dà infine una grande lezione e, da professioniste attente ai dettagli, noi stesse abbiamo fatto una fatica incredibile ad accettarla senza storcere il naso: l’imperfezione, intesa come distanziamento da quei canoni austeri propri della fase iniziale dei Social Media, è un valore aggiunto. Dobbiamo pertanto adattarci all’integrazione di contenuti che, se pensati e prodotti nell’ottica giusta, sono premianti perché umani e meno pettinati. Del resto, offline come online, cosa c’è di più imperfetto dell’umanità?